Joaquin Roca-Rey a Brufa

Fig. 1, Scudo di Dio, 1967
Fig. 1, Scudo di Dio, 1967
[…] l’opera scultorea di Roca-Rey è di un nitore esemplare, quasi algida nella sua geometrica precisione. Fig. 2, Caballero armado (chiuso), 1975
Fig. 2, Caballero armado (chiuso), 1975
Spesso prende la struttura di un totem, altre volte quella di un’architettura o di un mobile di complicata ideazione. Tuttavia, si può star certi che da qualsiasi lato si guardi la scultura, la pulizia formale equilibra i messaggi concettuali, spesso fino a celarli. L’opera più antica presente in mostra è Fig. 3, Caballero armado (aperto), 1975
Fig. 3, Caballero armado (aperto), 1975
Scudo di Dios, del ‘68, lamina aperta come un pettorale, frastagliata e battuta come si conviene ad un artefici che si apparenta ad Efesto, di forza primitiva, ma anche di sapiente civiltà. Del ‘75 è Caballero armado, bronzo che si apre dando luogo ad una metamorfosi onirica (vedi figg. 2 e 3, NdR). Al ‘76 si data Ex libris, marmo in tre blocchi che si incastrano e si separano Fig. 4, Ex libris, 1976
Fig. 4, Ex libris, 1976
a piacere, nel quale la cavità e gli oggetti sono pensati con ingegnosità ed eleganza innate (vedi fig. 4, NdR). Eco di un seno è un marmo nero del 1981, nel quale la cavità riflette in negativo la dolce convessità che s’erge sull’altro lato; come se fosse il modello di una piazza che maternamente accoglie l’umanità (vedi fig. 5, NdR). Col bronzo Ave Caesar, del 1982, torniamo alle metamorfosi bizzarre, Fig. 5, Eco di un seno, 1981
Fig. 5, Eco di un seno, 1981
un po’ boschiane nell’ispirazione, con l’uovo che, aprendosi, mostra un teschio d’uccello (vedi fig. 6, NdR). Fig. 6, Ave Caesar, 1982
Fig. 6, Ave Caesar, 1982
Fantasmagoria vitalistica e funerea che lo accompagna fino agli anni ‘90. Questa mescolanza di pulsione di morte e di intemperanza sessuale è una costante del mondo latino, dai precolombiani a Posada, ma è anche una linea europea da Bosch a Rops, e Roca-Rey si trova a meraviglia nel navigarci al centro[…] Gli anni ’90, ci fanno assistere ad un processo di verticalizzazione e di riduzione alla massima semplicità dell’immagine. Il bronzo Preghiera per J.S. Bach (vedi fig. 7, NdR), alto ben m 2,20 e l’altro bronzo di m. 1,35, intitolato Sursum corda, Fig. 7, Preghiera per J.S. Bach, 1991
Fig. 7, Preghiera per J.S. Bach, 1991
datato al ‘95 sono ridotti all’essenziale senza nulla perdere della carica simbologia ancestrale (vedi fig. 8, NdR). E’ come se i culti antichi si fossero rigenerati e caricati d’ironia moderna per poter mantenere la presa su di un pubblico smaliziato e blasé. […] Fig. 8, Sursum corda, 1992
Fig. 8, Sursum corda, 1992
Roca-Rey ha saputo essere ironico, talvolta malizioso, ma la scultura come opera mentale lo ha assorbito al punto da costringerlo ad un lavoro di continua decantazione e depurazione dell’immagine, tanto che le sue fantasie ed ossessioni sono imbrigliate e ricondotte a ragione, e chi volesse considerarle nella loro foga e fluvialità dovrebbe riferirsi ai disegni che accompagnano la mostra . Il lavoro più privato e segreto del disegnatore attesta uno stato magmatico e romantico che lo scultore non può permettersi di esibire a vivo. I disegni sono un diario, mentre le sculture vogliono essere un trattato sulla perfezione.

Enzo Bilardello
Stralci dal testo di presentazione in catalogo della mostra ‘Sursum Corda’, Ed. Litostampa Perugia 1999, Brufa